CENNI STORICI
Conosciuta anche come S.Elisabetta di Turingia, nacque in Ungheria, probabilmente a Pressburg, nel 1207.
Era figlia del re Andrea II d'Ungheria e di sua moglie Gertrude, appartenente alla famiglia dei Conti di Andechs-Meran. La sorella di Sua madre era Santa Edvige, moglie del Duca Heinrich I, mentre Santa Elisabetta (Isabel) del Portogallo, che sposò il tirannico re portoghese Diniz e morì nel 1336, era Sua pronipote.
Nel 1211 Hermann I di Thuringiainviò alcuni ambasciatori in Hungary allo scopo di combinare un matrimonio tra il maggiore dei suoi figli, Ludwig, ed Elisabetta, che aveva appena 4 anni. Tale progetto matrimoniale era un'abile mossa politica, e la bambina fu portata alla corte di Turingia per crescere insieme al futuro marito.
Ella divenne una ragazzina molto pia e religiosa, con un'evidente inclinazione per la preghiera e per i piccoli atti di auto-mortificazione.
Nel 1221, Ludwig ed Elisabetta si sposarono: egli aveva 21 anni e Lei ne aveva 14: fu un matrimonio davvero felice ed esemplare, ebbero tre figli e furono sempre devotamente legati l'uno all'altra. Ludwig si rivelò all'altezza di sua moglie. La protesse nei Suoi atti di carità, nelle penitenze, nelle veglie, e spesso La tenne per mano mentre pregava inginocchiata di notte accanto al letto. Egli fu anche un abile governatore ed un soldato coraggioso. I tedeschi l'hanno soprannominato "San Ludwig", poiché fu uno degli uomini migliori della sua epoca, oltre che il pio marito di Santa Elisabetta.
Nel 1221 i seguaci di San Francesco s'insediarono permanentemente per la prima volta in Germania, e Fratello Rodeger divenne temporaneamente il Suo direttore spirituale: nei suoi insegnamenti, egli Le inculcò gli ideali di San Francesco, che si radicarono fortemente nel Suo animo. Grazie all'aiuto di Elisabetta, i Francescani fondarono nel 1225 un monastero ad Eisenach, Dopo breve tempo, il ruolo di Fratello Rodeger fu assunto da Conrad di Marburg, che non apparteneva a nessun ordine, ma era un uomo molto severo, un vero asceta.
Egli trattò Elisabetta con inesorabile severità, ricorrendo perfino a strumenti di penitenza corporale, ma la condusse con polso fermo lungo la via dell'auto-mortificazione fino alla santità e, dopo la morte di Lei, si prodigò attivamente per la Sua canonizzazione. Ludwig collaborò spesso con l'Imperatore Federico II per la gestione dell'impero e, nella primavera del 1226, mentre lui era in Italia, Elisabetta governò al suo posto e distribuì elemosine in ogni angolo del suo territorio. Inoltre costruì un ospedale, visitando quotidianamente i ricoverati, ed aiutando contemporaneamente novecento poveri.
Nel 1227, Ludwig aveva in progettato con l'Imperatore Federico II, ma l'11 settembre morì di peste ad Otranto. La notizia raggiunse Elisabetta in ottobre, poco dopo il Suo terzo parto, ed Ella esclamò: "Il mondo e le Sue gioie sono ormai morti per me".
Suo zio Eckbert, Vescovo di Bamberg, progettò per Lei un secondo matrimonio, nonostante Elisabetta, mentre Suo marito era ancora vivo, avesse fatto un voto di castità da rispettare se Egli fosse morto. Mentre difendeva tale convinzione dagli attacchi di Suo zio, i resti mortali di Ludwig vennero portati a Bamberg da alcuni fedeli seguaci che li avevano recuperati in Italia. Piangendo amaramente, Ella seppellì il suo corpo nella cripta di famiglia dei Signori di Turingia, nel monastero di Reinhardsbrunn.
Nel 1228, nella casa Francescana di Eisenach, Elisabetta rinunciò formalmente al mondo; quindi, dopo aver raggiunto Conrad a Marburg, Ella indossò l'abito del Terzo Ordine di San Francesco, e fu una delle prime terziarie della Germania.
Durante l'estate dello stesso anno, Elisabetta costruì l'ospedale Francescano di Marburg e si dedicò totalmente alla cura caritatevole degli ammalati. Costantemente devota a Dio, lavorò senza sosta, finché le forze non Le vennero a mancare. Morì il 17 novembre 1231 a soli 24 anni, un'età in cui la maggior parte degli esseri umani ha appena incominciato a fiorire.
ELISABETTA D’UNGHERIA
PATRONA DEL TERZO ORDINE FRANCESCANO
Elisabetta d’Ungheria nel breve arco di tempo della sua vita terrena, 24 anni, realizzò mirabilmente i disegni di Dio prima come principessa, poi come moglie, madre e vedova, insegnando a se stessa e trasmettendo alle generazioni seguenti l’incomparabile valore della rinuncia a se stessi e della carità al servizio di Dio.
Sotto la tutela della madre di Ludwig, Sophia, Elisabetta e le sue compagne studiarono tedesco, francese, latino, la storia del reame, musica, letteratura e ricamo. Di capitale importanza, comunque, era l’addestramento dettagliato sul come essere “una futura regina”.
Amava ripetere: “Come posso io, creatura miserabile, continuare ad indossare una corona di dignità terrena, quando vedo il mio Re, Gesù Cristo, coronato con delle spine?”.
Era il ritratto perfetto della Carità Cristiana, ed usò i molti mezzi a sua disposizione per pagare debiti, comprare cibo e vestiti e per pulire, prendersi cura e seppellire i morti. La sua carità sfidò l’intero sistema feudale. Sicuramente le azioni di Elisabetta non accrebbero la sua popolarità a corte.
Elisabetta viene generalmente rappresentata come una donna che indossa una corona e si prende cura dei mendicanti.
Le Sue donazioni di pane ai bisognosi, ed il grande quantitativo di grano che regalò alla Germania colpita dalla carestia, fecero di Lei la patrona dei panettieri. È anche la santa patrona degli ospedali, case di cura e servizi infermieristici.
DA UNA LETTERA DI CONRAD DI MARBURG:
"... Elisabetta conobbe ed amò Cristo nei poveri. Incominciò presto a distinguersi in virtù e santità di vita. Ella aveva sempre consolato i poveri, ma da quando fece costruire un ospedale presso un suo castello, e vi raccolse malati di ogni genere, da allora si dedicò interamente alla cura dei bisognosi. Distribuiva con larghezza i doni della sua beneficenza non solo a coloro che ne facevano domanda presso il suo ospedale, ma in tutti i territori dipendenti da suo marito. Arrivò al punto da erogare in beneficenza i proventi dei quattro principati di suo marito e da vendere oggetti di valore e vesti preziose per distribuirne il prezzo ai poveri.
Aveva preso l'abitudine di visitare tutti i suoi malati personalmente, due volte al giorno, al mattino e alla sera. Si prese cura diretta dei più ripugnanti. Nutrì alcuni, ad altri procurò un letto, altri portò sulle proprie spalle, prodigandosi sempre in ogni attività di bene, senza mettersi tuttavia per questo in contrasto con suo marito. Dopo la morte di lui, tendendo alla più alta perfezione, mi domandò con molte lacrime che le permettessi di chiedere l'elemosina di porta in porta."
Elisabetta viene anche rappresentata come una donna che indossa una corona e porta un fascio di rose nel mantello poiché una volta, mentre portava cibo ai poveri e agli ammalati, suo marito la fermò e guardò sotto il suo mantello, ma trovò solo rose, e non cibo.
Prima di morire Elisabetta pronunciò queste parole: "A quest’ora la Vergine Maria diede al mondo il suo Redentore. Parliamo di Dio e del piccolo Gesù, poiché ora è mezzanotte, l’ora in cui Gesù nacque e stette in una mangiatoia, e così creò una nuova stella che non era mai stata vista prima; a quest’ora lui giunse per redimere il mondo; redimerà anche me; a quest’ora uscì dalla morte, e salvò le anime imprigionate; libererà anche la mia da questo mondo miserabile." Dopo una pausa riprese: "O Maria, assistimi! Il momento è arrivato quando Dio convoca il Suo amico alla festa nuziale. Lo Sposo cerca la sua sposa… Silenzio!... Silenzio!".
La vita di Santa Elisabetta d’Ungheria è stata un esempio di perfetta conformità alla volontà di Dio e di fedeltà alla propria posizione nella vita.
Fu circondata da ricchi, eppure non si lasciò mai distrarre dall’amore verso i poveri.
Era profondamente innamorata di un uomo che la ricambiava, eppure non ha mai messo Dio al secondo posto nel suo cuore.
Aveva tutto e non sentiva bisogno di nulla; ciò che riceveva lo regalava.
Non fu mai amareggiata quando la fortuna le si voltò contro.
Accettò il dolore della morte del marito in maniera realmente cristiana, ed accolse la propria con la medesima rassegnazione.
La sua storia non è una leggenda, ma si pone come una lezione affinché tutti possiamo imitarla.
Sia che tu viva in un castello o in un appartamento, S. Elisabetta d’Ungheria ti invita a seguire i suoi passi verso il trono di Dio, accettando la Sua volontà nella tua vita.
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